LA SCUOLA NON RIAPRE PER TUTTI – HOMESCHOOLING
La scuola non riapre per tutti: homeschoolers e l’educazione libertaria
I sobri festeggiamenti di inizio anno sono trascorsi da poco e se da una parte molte famiglie hanno già cominciato a pensare a quel fatidico 07/01/2021.. dall’altra vi sono tutte quelle che invece non avranno questo timore…
Oggi infatti per quanto riguarda le ultime citate, non parleremo di realtà che continueranno a svolgere le lezioni in “didattica a distanza”, ma di famiglie che per l’istruzione dei loro figli hanno optato per l’homeschooling o educazione parentale; ed è così che alla paura del contatto si trovano anche risposte “nuove” che abbracciano esigenze trasversali cominciando anche a sentir parlare sempre più spesso di queste realtà in uno dei contesti più dibattuti e controversi dell’ultimo periodo…
L’homeschooling per molto tempo fu una realtà di nicchia e poco nota in Italia, anche se invece ad oggi, se ne sente parlare con maggiore consapevolezza e curiosità e, grazie a queste, sempre più famiglie sembrano anche interrogarsi su quella che potrebbe rappresentare una decisione molto delicata che nella scelta d’istruire i propri figli senza iscriverli a scuola comporterà iter di crescita e di apprendimento paralleli a quelli “pubblici” perché plasmati sulle esigenze dei più piccoli.
L’educazione parentale
“Con il termine homeschooling o educazione parentale si indica l’istruzione impartita dai genitori o da altre persone scelte dalla famiglia ai propri figli da non confondere, però con le Scuole Parentali.”
Modalità di scolarizzazione ed educazione “alternativa” ma non per questo illegale, l’educazione libertaria permette ai genitori ma anche a chiunque “interagisca” con il nucleo familiare di provvedere (qualora vi siano le conoscenze e le competenze per farlo) all’istruzione dei più piccoli senza la mediazione del sistema scolastico pubblico.
L’habitat in cui si realizza l’educazione parentale risulta così essere un ambiente in divenire in cui è possibile individuare diverse tendenze senza però poterne determinare una precisa casistica metodologica, infatti, sembrano esistere tanti metodi quante sono le famiglie che li praticano anche se un aspetto sembra invece ricorrere ed accomunare tutte queste esperienze e come l’amore per i figli nell’abbracciare poi, però, anche altre motivazioni come quelle di natura religiosa, linguistica, di salute ma anche il preferire un apprendimento personalizzato, protetto e lontano dallo stress dell’incombenza di un giudizio pressante e caotico come quello che sembra, invece, realizzarsi in una normale classe.
Gli homeschoolers apprendono in una realtà a dimensione di bambino in cui i genitori si occupano della programmazione delle lezioni reperendo tutto il necessario, informandosi sui tipi di pedagogia, ma anche facendosi aiutare e senza mai dimenticare l’importanza attribuita al confronto che, qui, avviene in un modo libero da imposizioni di spazio e di tempo nell’incontro con individui pronti a far vivere le loro skills.
E mentre sempre più famiglie si sentono lontane dall’organizzazione scolastica tradizionale tanto da essere costrette a cercare realtà altre e più su misura; dal 2018 gli homeschoolers risultano iscritti con indicazione “istruzione familiare” nell’ANS, l’anagrafe nazionale dello studente.
Tale scelta, non è però a senso unico potendo anche scegliere di rientrare nel sistema scolastico tradizionale e sempre dal 2018, la legge prevede che tutti gli alunni e gli studenti che si siano avvalsi dell’istruzione parentale “sostengano annualmente l’esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva in qualità di candidati esterni presso una scuola statale o paritaria, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione” (art. 23 d. lgs. 13 aprile 2017, n. 62) e così poter formalizzare la carriera scolastica o per stabilire il livello dell’apprendimento dello studente nel momento in cui si desidera farlo rientrare nel percorso scolastico tradizionale.
Intervista a Valentina Olivato, regista di “The childhood experience”
“Dottoressa Olivato, lei è la regista del documentario The childhood experience, e per questo è stata premiata in occasione del Not Film Festival di Sant’Arcangelo di Romagna e qui si porta alla ribalta l’educazione parentale, ma per noi profani in cosa consiste l’educazione parentale o homeschooling?”
“L’educazione parentale o homeschooling è un diritto fondamentale che hanno i cittadini italiani che è garantito dalla Costituzione, non in molti lo sanno, perché non è così diffusa in Italia come magari lo è in altri posti come gli Stati Uniti d’America per esempio, però è una libertà e un diritto che noi tutti abbiamo e questa consiste nella possibilità di educare personalmente i propri figli o comunque di poter occuparsi dell’educazione dei propri figli e io appunto ho approfondito questo argomento all’interno del documentario The childhood experience seguendo le giornate di una famiglia che pratica l’homeschooling dove i figli stanno a casa e la madre è loro insegnate.”
“Ma praticamente l’educazione parentale come si realizza?”
“Dunque dal punto di vista pratico-burocratico, scegliere l’homeschooling è abbastanza semplice, è sufficiente inviare un’autocertificazione alla scuola e dichiarare che ci si prenderà in carico l’educazione e l’istruzione dei propri figli e poi da lì inizia tutto un altro percorso, diverso e molto personale.
Io, oltre ad aver seguito e a conoscere molto bene la realtà che ho rappresentato nel documentario The childhood experience, quindi la famiglia di Caterina ed Alessandro e i loro quattro bambini che si chiamano Vinicio, Miranda, Martino ed Ines, ho intervistato altre famiglie un po’ per rendermi conto e ho capito che dipende molto da come è la famiglia da come sono le loro esigenze ma soprattutto da come sono i bambini quindi se il bambino è più creativo, se il bambino è più iperattivo e l’homeschooling si plasma intorno alle sue necessità per cui non c’è una risposta univoca su com’è l’homeschooling, dipende molto dalle situazioni, dalle realtà personali e dalle storie di vita”.
“Sulla base quindi della sua esperienza quali possono essere i punti di forza e invece quali i punti di debolezza dell’educazione parentale? E se dovessimo poi fare anche un confronto con la didattica a distanza, sempre su questo frangente, quali ulteriori aspetti potrebbero essere individuati?”
“Credo che prima di scegliere l’homeschooling o educazione parentale sia molto importante riflettere perché si tratta di una scelta forte e cruciale, si inciderà sul futuro, nella crescita del bambino quindi secondo me è fondamentale essere ben coscienti di quello che si sta facendo.
Per quel che riguarda i pro, posso riferire il frutto della mia ricerca e della mia osservazione, io sono una documentarista, per cui nel mio piccolo ho osservato una realtà in particolare e ho fatto delle ricerche a riguardo.
Sicuramente vengono prese in considerazione molto di più le esigenze di ciascun bambino, anche i suoi talenti, le sue passioni, magari aspetti che nel contesto scolastico in cui ci sono tanti alunni, tanti studenti e magari non si ha un carattere particolarmente forte, si corre il rischio – alle volte – di essere un po’ nell’angolo e che determinati aspetti del proprio pensiero o dei propri bisogni non vengano presi in considerazione, invece, in un insegnamento così personale e così quotidiano, tutto ciò che riguarda la sfera personale è al centro.
Per quel che riguarda i contro, invece, risponderò con le parole e i pensieri di uno dei personaggi del film-documentario, The childhood experience, Ines, che è la bimba più grande riflette proprio in una scena del film, su questo e ci dice che lei alle volte non si rende conto di quanto sà, ossia le manca un po’ quel confronto con un’autorità esterna, con uno spirito critico esterno, il confronto con l’altro, il confronto con una figura esterna, quindi io credo che questo si possa riassumere nei contro quindi questo è un pochino il mio pensiero a riguardo.
Penso che dopo aver girato il film, dopo esser stata a stretto contatto con questi bambini, posso dire che è un’esperienza alternativa che ha catturato sicuramente il mio interesse e che comunque è un diritto offerto dalla Costituzione ed è estremamente attuale questo argomento perché tutta l’Italia in un certo qual modo ha dovuto praticare l’homeschooling durante il lockdown perché i bambini erano a casa e i genitori dovevano sostenerli, supportarli nell’apprendimento perché io credo che la DAD, la didattica a distanza, non sia sufficiente; è fondamentale che vi sia un supporto ma anche dal punto di vista umano, è importantissimo, l’apprendimento non si basa semplicemente sullo scambio o sulla trasmissione di nozioni, c’è tutto un aspetto umano e anche di empatia che deve esserci e quindi sicuramente le famiglie italiane si sono trovate a dover supplire questa mancanza perché la DAD sicuramente non risponde a tutto, non risponde a tutti i bisogni degli studenti.
Sostanzialmente si sono dovute intrecciare le due cose: homeschooling e didattica a distanza; se è una soluzione praticabile per tutte le famiglie italiane in generale, io questo non lo so, non sono assolutamente un’esperta a riguardo, io ho osservato e ho preposto attraverso il mio documentario, quello che io volevo fare più che altro era incuriosire e anche diciamo stimolare dei quesiti nello spettatore perché l’educazione sia dalla parte di quando si è più piccoli sia alle elementari ma anche poi nell’adolescenza è importantissima per lo sviluppo della nostra identità per cui quello che io trovavo interessante era stimolare negli spettatori e nel pubblico dei quesiti e delle riflessioni a riguardo.
Credo che la scuola pubblica dovrebbe trasformarsi, rigenerarsi, cambiare, perché ci sono troppi aspetti della contemporaneità di cui non tiene conto e in questo momento è un gigantesco apparato burocratico pieno di rigidità e ne soffrono i bambini, gli adolescenti, pre-adolescenti, eh si sono loro a soffrirne e alle volte ho la sensazione che gli insegnanti siano impotenti di fronte a queste rigidità, a questi meccanismi della burocrazia, per cui penso che a prescindere da tutto la scuola italiana dovrebbe cambiare al suo interno e da su i ministeri dovrebbero analizzare, osservare e comprendere qual’è la realtà attuale.”
Per saperne di più Edupar.org
“Quello che vogliamo è vedere il ragazzo alla ricerca della conoscenza, e non la conoscenza ala ricerca del ragazzo”
(George Bernard Shaw)